Ah the man she wanted all her life was hanging by a thread
“I never even knew how much I wanted you,” she said.
His muscles they were numbered and his style was obsolete.
“O baby, I have come too late.” She knelt beside his feet.
“I’ll never see a face like yours in years of men to come
I’ll never see such arms again in wrestling or in love.”
And all his virtues burning in the smoky Holocaust
She took unto herself most everything her lover lost
Now the master of this landscape he was standing at the view
with a sparrow of St. Francis that he was preaching to
She beckoned to the sentry of his high religious mood
She said, “I’ll make a place between my legs,
I’ll show you solitude.”
He offered her an orgy in a many mirrored room
He promised her protection for the issue of her womb
She moved her body hard against a sharpened metal spoon
She stopped the bloody rituals of passage to the moon
She took his much admired oriental frame of mind
and the heart-of-darkness alibi his money hides behind
She took his blonde madonna and his monastery wine —
“This mental space is occupied and everything is mine.”
He tried to make a final stand beside the railway track
She said, “The art of longing’s over and it’s never coming back.”
She took his tavern parliament, his cap, his cocky dance,
she mocked his female fashions and his working-class moustache.
The last time that I saw him he was trying hard to get
a woman’s education but he’s not a woman yet
And the last time that I saw her she was living with some boy
who gives her soul an empty room and gives her body joy.
So the great affair is over but whoever would have guessed
it would leave us all so vacant and so deeply unimpressed
It’s like our visit to the moon or to that other star
I guess you go for nothing if you really want to go that far.
It’s like our visit to the moon or to that other star
I guess you go for nothing if you really want to go that far.
It’s like our visit to the moon or to that other star
I guess you go for nothing if you really want to go that far.
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Ah lei voleva un uomo che tenesse tutta la sua vita appesa ad un filo!
Gli disse ”Non mi ero accorta di desiderarti così tanto”.
I muscoli di quell’uomo potevi contarli a uno a uno, ed aveva uno stile da uomo antico.
”Piccola, sono arrivato tardi.” Ma lei si mise in ginocchio, ai suoi piedi.
”Non vedrò mai più quello che ho visto nella tua faccia, negli uomini che verranno dopo, non vedrò mai più braccia come le tue, né per combatterci, né per farci l’amore.”
Tutte le virtù di quell’uomo bruciavano in una strage di donne densa di fumo.
Lei prese dentro di sé molto di più di quanto il suo amante le avesse lasciato.
Adesso un altro uomo avrebbe segnato il passaggio di lei verso l’altra sponda del fiume: stava lì, dritto in piedi, e aveva un passerotto di San Francesco a cui predicare. Lei provò a parlare al custode dell’anima religiosa di quell’uomo: ”Ti farò posto tra le mie gambe: ma bada bene, lì io ti mostrerò la mia solitudine.”
Lui invece le offrì un’orgia in una stanza piena di specchi, con la promessa che avrebbe rispettato il suo ventre.
Lei si muoveva con difficoltà contro quel cucchiaio metallico e tagliente.
E alla fine si decise a fermare quei rituali sanguinosi del suo passaggio verso la luna. Così, prese la sua ammiratissima capacità di concentrazione orientale, prese il suo alibi di avere un cuore di tenebra, prese i suoi soldi nascosti, prese la sua Madonnina bionda ed il suo vino di convento. E gli disse: ”Questo spazio della mia mente è occupato: qui è tutto mio.”
Lui cercò di fermarsi alla fine della strada ferrata.
Lei disse, ”L’arte di desiderare è finita, non tornerà mai più’
Fece caso a quel parlare da bifolco che lui aveva, al suo berretto, al suo modo di danzare da sbruffone, derise quella sua vanità femminile, e quei capelli da finta classe operaia.
L’ultima volta che lo vidi stava cercando faticosamente di procurarsi la sensibilità di una donna, ma non era ancora una donna.
L’ultima volta che vidi lei, invece, stava vivendo con qualche giovanotto capace di regalare alla sua anima una stanza completamente vuota e un po’ di gioia al suo corpo.
Così la grande storia è finita.
Chi poteva pensare che ci avrebbe lasciato tutti così vuoti, e così profondamente feriti, come il viaggio sulla luna…
Credo che non si debba avere una destinazione precisa, se si vuole andare veramente lontano.
E’ come il viaggio sulla luna.
Non si dovrebbe avere una destinazione precisa, se si vuole andare veramente lontano…
.
Grazie, Luisa! C’è qualche imperfezione (ad esempio nel primo verso, che dovrebbe leggersi “Ah, l’uomo che aveva desiderato per tutta la vita era appeso a un filo”) ma ci sono anche molti spunti interessanti. Muoveremo da qui.
Grazie a te! E’ stato coinvolgente! Non conosco l’inglese (ho toppato alla grande il primo verso, eh, hai ragione) ma i testi di Cohen sono troppo belli per resistere alla tentazione di VIVERLI. Magari proverò ancora, se non ti dispiace…
Grazie
Una proposta per la prima strofa:
L’uomo che lei aveva voluto per tutta la vita era appeso a un filo.
Gli diceva: ”Non ero riuscita a capire quanto ti desiderassi ”.
Lui aveva uno stile di altri tempi e i suoi muscoli potevi contarli uno ad uno.
”Sono arrivato troppo tardi, piccola”. Ma lei si inginocchiò ai suoi piedi.
”Non vedrò mai più un volto come il tuo negli uomini che verranno dopo,
nella lotta o nell’amore non vedrò mai più braccia come le tue”.
Tutte le virtù di quell’uomo bruciavano in un olocausto denso di fumo.
Lei prese dentro di sé quasi tutto ciò che il suo amante aveva perduto.
Ormai padrone di questo territorio, stava lì, dritto in piedi,
e predicava a un passerotto di San Francesco.
Lei fece un cenno alla sentinella della devozione profonda di quell’uomo
e disse “Ti farò posto tra le mie gambe
ti mostrerò la solitudine”.