Testo originale e traduzione in italiano.

YOU WANT IT DARKER

If you are the dealer
I’m out of the game
If you are the healer
Means I’m broken and lame
If thine is the glory
Then mine must be the shame
You want it darker
We kill the flame

Magnified and sanctified
Be Thy Holy Name
Vilified and crucified
In the human frame
A million candles burning
For the help that never came
You want it darker

Hineni Hineni
I’m ready, my Lord

There’s a lover in the story
But the story’s still the same
There’s a lullaby for suffering
And a paradox to blame
But it’s written in the scriptures
And it’s not some idle claim
You want it darker
We kill the flame

They’re lining up the prisoners
And the guards are taking aim
I struggled with some demons
They were middle-class and tame
I didn’t know I had permission
To murder and to maim
You want it darker

Hineni Hineni
I’m ready, my Lord

Magnified and sanctified
Be Thy Holy Name
Vilified and crucified
In the human frame
A million candles burning
For the love that never came
You want it darker
We kill the flame

If you are the dealer
Let me out of the game
If you are the healer
I’m broken and lame
If thine is the glory
Mine must be the shame
You want it darker

Hineni Hineni
I’m ready, my Lord

TU VUOI PIU’ BUIO (1)
Leonard Cohen testi e traduzioni

Se tu dai le carte
Io non sto al gioco
Se sei il guaritore
Significa che sono zoppo e a pezzi
Se tua è la gloria
Allora mia dev’essere la vergogna
Tu vuoi più buio
Noi spegniamo la fiamma

Magnificato e santificato
Sia il Santo Nome
Vilipeso e crocefisso
Nelle sue sembianze umane
Un milione di candele accese
Per quell’aiuto mai giunto
Tu vuoi più buio

Hineni Hineni (2)
Sono pronto, mio Signore

C’è un amante nella storia
Ma la storia è sempre la stessa
C’è una ninna nanna per chi soffre
E un paradosso cui dar colpa
Ma è inciso nelle Scritture
E non è un’affermazione vuota
Tu vuoi più buio
Noi spegniamo la fiamma

Stanno allineando i prigionieri
E le guardie prendono la mira
Ho lottato con alcuni demoni
Erano borghesi e mansueti
Non sapevo di avere il permesso
Di uccidere e mutilare
Tu vuoi più buio

Hineni Hineni
Sono pronto, mio Signore

Magnificato e santificato
Sia il Santo Nome (3)
Vilipeso e crocefisso
Nelle sue sembianze umane
Un milione di candele accese
Per quell’amore mai giunto
Tu vuoi più buio
Noi spegniamo la fiamma

Se tu dai le carte
Fammi uscire dal gioco
Se sei il guaritore
Io sono zoppo e a pezzi
Se tua è la gloria
Mia dev’essere la vergogna
Tu vuoi più buio

Hineni Hineni
Sono pronto, mio Signore

Testo: Leonard Cohen
Musica: Patrick Leonard

Rob Humphreys: batteria
Patrick Leonard : basso sintetizzato, organo Hammond  b3
Neil Larsen: organo Hammond  b3
Michael ‘Don Miguel’ Chaves: tastiere

Voci: Gideon Y. Zelermyer (cantore della congregazione Shaar Hashomayim) e coro della sinagoga Shaar Hashomayim di Montreal diretti da Roï Azoulay.

Arrangiamenti vocali: Roï Azoulay, Conor O’neil, Adam Cohen

Tecnici del suono : Howard Bilerman, Bill Bottrell, Michael Chaves
Missaggio: Michael ‘Don Miguel’ Chaves
Traduzione italiana del testo originale di Leonard Cohen: © Yuri Garrett/Leonardcohen.it 2016. Non riprodurre senza previo permesso.

Note di traduzione

(1) ‘Darker’ è termine polisemico che è praticamente impossibile tradurre. ‘Dark’ letteralmente significa ‘scuro’ (come in ‘The Dark Side of The Moon’), ma la parola ‘dark’ viene usata con molti altri significati metaforici: come ad esempio in ‘he moved to dark side’ (‘ha abbracciato il lato oscuro’), ‘it’s a dark day’ (‘è un giorno infausto’), ‘dark age’ (‘età buia’), ‘dark humour’ (‘umore tetro’ o anche semplicemente ‘dark’, ormai acclimatato in italiano). Qui l’uso che Cohen sembra farne è simile a quello in Darkness, da Old Ideas, con un riferimento (qui più velato) alla depressione – ma anche a un mondo immorale, in sfacelo. Il tono, insomma, come da più parti già rimarcato, è quello apocalittico di The Future. Noi abbiamo scelto ‘buio’ per creare una specie di contrasto con l’immagine delle candele e della fiamma che viene spenta (evidentemente per volontà del Signore).

(2) Hineni è parola dell’ebraico biblico (הִנְנִי) che significa letteralmente ‘eccomi qui’. In ebraico sono due le parole che con cui si può rendere l’idea di ‘eccomi':  פֹּה poh e per  l’appunto הִנְנִי, Hineni. La prima indica la semplice presenza fisica, la seconda indica una presenza completa, emotiva e spirituale oltreché fisica, e rappresenta uno dei concetti più profondi dell’ebraismo.
La parola hineni viene utilizzato solamente otto volte nell’Antico Testamento (sette volte in Genesi e una in Esodo) e in ogni occasione è segno di presenza assoluta al cospetto del Signore. L’episodio più noto è certamente quello di Abramo e Isacco, in cui hineni viene utilizzata tre volte: quando Dio lo chiama per metterlo alla prova (Genesi 22,1), mentre si appresta al sacrificio del figlio (in risposta alla chiamata di questi), e da ultimo mentre sta per levare il coltello contro Isacco e Dio lo chiama per mostrargli il montone da sacrificare.
Hineni (heani mimaas) è anche il verso iniziale della preghiera che viene cantata dal cantore (hazan) durante i riti ashkenaziti di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, e, dieci giorni dopo, di Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, in entrambi i casi durante il musaf. La preghiera non viene cantata alla congrega, bensì per conto della congrega – tanto che il cantore viene elevato al ruolo di sheliach tzibbur, ossia messaggero della congregazione –e richiede al cantore umiltà e presenza assoluta. Ciascuna congregazione sceglie il proprio hazan per recitare l’Hinei heami mimaas, e tale servigio alla comunità viene ritenuto un grande onore e, allo stesso tempo, una grande responsabilità. Non è inopportuno ricordare che a quel punto il cantore avrà digiunato (niente cibo e, soprattutto, niente acqua) per circa 16 ore, cosicché il compito non è certo dei più facili.

(3) I versi sono la traduzione quasi letterale dell’inizio del kaddish, una delle preghiere ebraiche più antiche: יִתְגַּדַּל וְיִתְקַדַּשׁ שְׁמֵהּ רַבָּא, Yitgaddal veyitqaddash shmeh rabba (“sia magnificato e santificato il suo grande nome”)Si noti come, contrariamente alle sue abitudini sempre tese al femminile, Cohen abbia scelto per questa canzone un coro di voci maschili (quella della sua sinagoga d’infanzia), quasi a voler riprodurre il minian necessario per recitare il kaddish.

49 commenti
  1. Duccio Sinibaldi
    Duccio Sinibaldi says:

    Le paturnie religiose di Cohen si sono aggravate con l’età. Peccato, ha tentato di essere libero e, non essendoci riuscito, sublima le sue ossessioni in ballate. Apprezziamolo per questo: altri fanno molto di peggio.

    Rispondi
    • Ramrosa
      Ramrosa says:

      Magari ce ne fossero cantanti italiani con le “paturnie” di Cohen.Ci obligherebbero ad usare di più il nostro cervello di Italioti, Celentanioti!!!!!!!!!!!

      Apprezzo molto il vostro lavoro.

      Grazie per le vostre traduzioni

      Rispondi
      • Renato
        Renato says:

        Confondere la profondita’ spirituale con “paturnie religiose”, e’ sottovuoto spinto…mi dispiace Duccio…”Non ci sei”.

        Rispondi
    • Ettore c.
      Ettore c. says:

      Ma certamente … paturnie religiose…
      (Commento all italiana, banale e trito di cui avevamo bisogno al …Bar dello sport. Peccato che non hai aggiunto che è un complotto e, tu furbo che l hai capito, che aveva degli interessi suoi personali….))

      Stava per affrontare quello che è un mistero.
      Dichiara che è pronto.
      Voce straordinaria.

      Rispondi
    • Rita G. Giuliana
      Rita G. Giuliana says:

      Lui ha compiuto un percorso fatto anche di esperienze spirituali, non condizionamenti e chiusure, ma profondità e orizzonti aperti, ampi. Anche questo testo è bellissimo, è poesia, pura. Non è necessario farne l’esegesi o sottoporlo a critica, basta lasciarsi andare, arrendersi al suono delle parole e della musica e ascoltare le emozioni che affiorano.

      Rispondi
    • ROSSI
      ROSSI says:

      Se queste sono paturnie, allora io sono l’incarnazione delle paturnie. Essere alla ricerca della Verità non significa avere delle paturnie! Affrontare i dubbi e individuare la causa dei nostri dubbi è tutt’altro che avere paturne.
      Virgilio

      Rispondi
    • giorgio
      giorgio says:

      Mi spiace per te, che evidentemente vuoi risaltare la tua “profondità” e non sei capace di emozionarti, lascia perdere Cohen e ascolta altro.

      Rispondi
    • Luigi
      Luigi says:

      Berluska, Olgettine, Razzi, timbratori-assenteisti, rubagalline alla ti-piace-vincere-facile……. queste sono le vere paturnie che ci fanno il sangue amaro. Mi dispiace solo averlo ignorato colpevolmente per tanto tempo. Per te, parlano i fatti.

      Rispondi
  2. riccardo
    riccardo says:

    La traduzione la lascerei ancora più letterale proprio per conservare questa “ambiguità” di riferimento insita proprio nella affermazione. Lascerei “lo vuoi più buio” e quel “lo” puoi riferirsi a qualunque cosa “oggetto”, quindi adatta per un “it” che può essere un ambiente quindi come “vuoi più oscurità, buio”, oppure per ad esempio la voce “la vuoi più scura, più grave” o la fede, l’amore, qualunque cosa pensabile per un “it”. Per questo motivo non ridurrei la traduzione ad un unico concetto e la lascerei così come è stata scritta, senza un preciso riferimento.

    grazie del prezioso lavoro che svolgete, un saluto. RIky

    Rispondi
  3. Giorgia
    Giorgia says:

    Da poco avevo iniziato a conoscere e apprezzare la sua musica .mi trasmette molte emozioni che hanno poi eco in me.
    Penso che sia stato, e sarà per sempre , un grande strumento del nostro Padre.
    Eterno riposo dona a lui o Signore, risplenda in esso la luce perpetua
    Amen

    Rispondi
  4. marianna
    marianna says:

    Cohen ha accompagnato tutta la mia vita con la sua musica. Lo ringrazio per questo. É uno dei più grandi cantautori del nostro tempo. E un vero poeta

    Rispondi
  5. Michele Pompei
    Michele Pompei says:

    Un grande dolore riempie il mio cuore della tua assenza.
    Hai sciolto a Dio il canto della tu musica e della tua poesia e non ha potuto che aprirti la porta con cuore commosso e abbracciarti.
    Unico. Nessuno come te.
    Grazie per sempre.

    Rispondi
  6. lucio decina
    lucio decina says:

    Ho appreso della sua morte all’improvviso. La sera prima avevo ascoltato ” You want it darker “. Commozione e dolore come non mi sarei mai aspettato. R.i.p.

    Rispondi
      • Joe Nocera
        Joe Nocera says:

        IO ho incominciato ad ascoltare le sue canzoni nel 1969,li sentivo spesso alla radio,abitavo a Toronto,lui era di Montreal.Mi piaccion tutte le sue canzoni,la mia preferita e’ Dance with me to the end of love.Prima di morire sei mesi prima,ha lasciato l’ultima canzone..You want it darker…..molto commovente,,,le due parole: Hineni,hineni in ebraico (eccomi qui ) segue I’m ready my Lord, sentiva che doveva morire .ciao

        Rispondi
  7. Senza
    Senza says:

    È stato il filo conduttore della mia vita. Mi sdraio, chiudo gli occhi e ascolto… La voce calda, roca, di una sensualità sconvolgente penetra la mia anima e l’avvolge, trasportandomi oltre. Leonard è infinita la tristezza che ho ne cuore. Resta la tua arte.

    Rispondi
  8. Galvan
    Galvan says:

    Se all’inizio proclamava di non voler stare al gioco, alla fine, realizzando che non la sua ma una Volontà superiore dispose il suo percorso nell’esistenza, gli chiede di non farlo più giocare, riconoscendone e accettandone la supremazia.
    Quando pronuncia per la terza ed ultima volta “I’m ready, my Lord” si tocca con mano la disposizione interiore dell’abbandono totale (di Leonard).
    La canzone è il suo commiato dal mondo e ci conduce nell’anticamera della morte.
    Ascoltandola più volte si giunge quasi a percepire la vibrazione dell’inconoscibile (darker) potere oltre la soglia.

    Un grande dono da un grande Artista.

    Grazie Leonard.

    .

    Rispondi
  9. M. Carmen
    M. Carmen says:

    Per dirla con una famosa barzelletta di Moni Ovadia nel parlare di Cristo Dio:
    ” 2000 anni fa uno dei nostri ragazzi c’è l’ha fatta!”
    Nessuno è più cristiano di un ebreo che morendo da ebreo ci dice:
    ” Magnifico e santificato sia il Santo Nome, vilipeso e crocefisso nelle sue sembianze umane”.
    Grazie Leonard per la tua ricerca che è già fede.

    Rispondi
  10. fiorella
    fiorella says:

    ascoltare leonard cohen è come una medicina per me, mi aiuta stare quieta, , a prendere fiato contro il terribile lutto che mi ha colpita.grazie leonard, grazie.

    Rispondi
  11. seb
    seb says:

    I’m ready, my lord. Leonard apre il cuore all’amore. Dovrebbe essere studiato a scuola.
    Grazie anche a voi per il bel lavoro di traduzione.

    Rispondi
  12. Vincenzo Dell'Oro
    Vincenzo Dell'Oro says:

    Grazie a te, Leonard, per ciò che ci hai lasciato: un misto di poesia-musica-voce che che graffia l’anima e lascia un segno indelebile. Grazie per il concerto che mi hai donato il 24 settembre 2012 all’Arena di Verona dove ho potuto godere di tre ore indimenticabili. Questo mi ha stimolato ancor più a scavare nella tua poesia che è ricerca di Dio in fondo alla disperazione dell’uomo. Leonard ha saputo creare un mondo che si stacca dal resto del mondo musicale, ha creato un vuoto attorno a sè, la sua voce di ‘crooner’ sa intonare come nessun altro il “De profundis clamavi ad Te, Domine….”
    Grazie ancora
    Vincenzo

    Rispondi
  13. Guido Villani
    Guido Villani says:

    E’ da poco che mi sono avvicinato alla poesia di Leonard Cohen e sono entusiasta e commosso per la profondità del suo pensiero. Ringrazio per l’impegno che mettete per la traduzione e per il risultato che ottenete in considerazione della difficoltà dell’interpretazione autentica del pensiero di Cohen. Continuate il vostro meritevole lavoro che è encomiabile e pieno di difficoltà che, però facilita la comprensione dei testi, anche a chi, come il sottoscritto, che non ha molta dimestichezza con la lingua inglese. Grazie a voi e agli sponsor.

    Rispondi
    • YG
      YG says:

      Molte grazie a lei, Guido.
      Ci tengo però a dire che non c’è alcuno sponsor che sostenga il sito (salvo forse, in via indiretta, la biografia di Leonard Cohen di Sylvie Simmons, il cui acquisto contribuisce a lasciarmi il tempo che serve a questa impresa). Tutto nasce dalla mia passione e dal tempo che di tanto in tanto riesco a condividere con chi ama Leonard Cohen.

      Rispondi
  14. Livio
    Livio says:

    Cohen ci ha donato una canzone testamento ricca di simboli che congiungono inizio e fine della sua vita. La “buona” religione e la “buona” spiritualita’ sono medicine rispetto alla poverta’ mentale.

    Rispondi
  15. Cinzia
    Cinzia says:

    Il dolore del mondo, quello che ti portavi addosso, ora ti ha abbandonato. T’immagino pura coscienza, varcando mondi infiniti. T’immagino libero e ti vorrei incontrare. Hineni, Leonard. Kol HaKavod!

    Rispondi
  16. Furio
    Furio says:

    Innegabile che ci è stato fatto un dono, che è un paradosso perché a termine. Per alcuni neppure inizia, per altri è sofferenza, altri ancora gioia e fortuna. Per pochi che purtroppo contano, potere e violenza. E i migliori di noi hanno provato a ridurlo in dogmi e regole. Grazie Leo per averci fatto pensare e scrivere.

    Rispondi
  17. E. B.
    E. B. says:

    “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce”; l’omelia di Papa Francesco, che nella messa di stamattina ha commentato il passo del Vangelo di oggi, mi ha fatto pensare alla canzone di Leonard Cohen.

    Rispondi

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  1. […] veyitqaddash shmeh rabba (“sia magnificato e santificato il suo grande nome”)», riporta il sito ufficiale dedicato a Leonard Cohen. La preghiera kaddish riguarda i rituali del lutto, a ulteriore riprova del fatto che Cohen sapeva […]

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